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Aborto: le reazioni a catena dopo la storica sentenza della Corte Suprema

Aborto: le reazioni a catena dopo la storica sentenza della Corte Suprema

Annullata la legge Roe v. Wade che, dal 1973, garantiva il diritto all’aborto alle donne americane. La storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha avuto un’eco mondiale e ha scatenato una serie di reazioni a catena entro e fuori i confini della confederazione.

Negato il diritto all’aborto negli Stati Uniti

Il 24 giugno 2022 passerà alla storia come uno dei momenti più bui della libertà e dell’emancipazione femminile negli Stati Uniti. Il pool di giudici nominati dall’ex presidente Trump ha annullato la sentenza Roe v. Wade che garantiva da 50 anni il diritto all’aborto alle donne americane. 

L’interruzione volontaria di gravidanza non è più un diritto fondamentale previsto dalla costituzione ma una legge i cui limiti potranno essere stabiliti dai singoli stati membri. Nel giro di poche ore dalla sentenza, già 9 stati hanno reso illegale l’aborto ma, secondo quanto riportato dal New York Times, altri 12 sarebbero pronti a proibirlo. Si tratta di stati a trazione repubblicana, estremamente conservatori, e che già prevedevano una serie di restrizioni a riguardo. Ora, legittimati dalla Corte Suprema, hanno in programma di vietarlo completamente.

Cosa cambia per le donne degli Stati Uniti?

Le reazioni in America non sono tardate ad arrivare. La mobilitazione è partita immediatamente e nelle strade delle maggiori città si sono già visti cortei e scontri. Sì perché il Paese è diviso in due, spaccato su tematiche delicatissime che riguardano la libertà individuale. E pensare che la legge Roe v. Wade era stata sancita da un giudice repubblicano durante il governo Nixon e trovava le sue fondamenta in uno dei pilastri della costituzione americana: il diritto alla privacy. Ora però, quella stessa fazione politica ha deciso di annullarla eliminando dalla costituzione il diritto all’aborto e delegando ai singoli stati la legislazione in materia. 

Il presidente in carica Joe Biden e la sua vice Kamala Harris hanno definito la sentenza come un attacco alla libertà e rivendicano con forza l’interruzione volontaria di gravidanza come un diritto fondamentale per le donne. La partita non è ancora del tutto chiusa e gli attivisti sono pronti a percorrere tutte le vie possibili della disobbedienza civile. Sta di fatto però che da venerdì 24 maggio 2022 milioni di donne americane non potranno più decidere delle sorti del loro corpo.

Le reazioni alla sentenza della Corte Suprema in Europa

L’eco mondiale di questa sentenza choc ha provocato una serie di ripercussioni anche in Europa e in Italia. Anche nel vecchio continente il dibattito intorno al diritto all’aborto è più che mai acceso. Paesi come la Polonia lo hanno reso illegale nella maggior parte dei casi, persino in presenza di gravissime malformazioni del feto. La Spagna ha invece appena approvato la Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza. Oltre a prevedere il libero accesso all’aborto a partire dai 16 anni, prevede un’estensione dei servizi sanitari territoriali, il congedo mestruale e tante altre novità che riguardano i diritti delle donne in età riproduttiva.

Anche in Germania e in Francia i governi stanno operando per garantire l’accesso a un aborto legale, sicuro e garantito dal sistema sanitario nazionale. Parole di biasimo e di solidarietà alle donne americane sono arrivate anche dal presidente francese Macron, dal premier britannico Boris Johnson e il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres.

In Italia, dove la legge 194 resiste, nonostante i ripetuti attacchi e una media del 64% di ginecologi obiettori di coscienza, le opinioni sono diverse. I progressisti e la sinistra hanno commentato con sconcerto quanto accaduto, mentre le destre, e in particolare il senatore della lega Pillon, hanno accolto con entusiasmo la notizia, parlando di una “brezza” che vorrebbero far arrivare fino in Italia. 

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