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La Maddalena: la protesta delle mamme contro la chiusura del reparto di ostetricia

La Maddalena: la protesta delle mamme contro la chiusura del reparto di ostetricia

La vicenda arriva dalla Sardegna, più precisamente dall’Isola de La Maddalena, dove le donne in gravidanza che abitano sull’isola si sono viste chiudere il punto nascite presente. Il problema è che esiste un protocollo ministeriale per quanto riguarda l’apertura dei reparti di ostetricia: sono necessari infatti almeno 500 parti l’anno per poter mantenere attivo il reparto e garantire la professionalità di medici, infermieri e anestesisti. Dopo aver chiuso il reparto sull’isola, quindi, le donne per partorire sono ora costrette ad andare all’ospedale di Olbia che, però, si raggiunge solo dopo aver attraversato il mare in traghetto.

La protesta delle mamme

Le future mamme dell’isola hanno quindi intrapreso una protesta rivolta al Ministero della Salute e più precisamente al ministro Lorenzin. Per queste donne la situazione è critica, per poter partorire non solo devono aspettare il traghetto per arrivare ad Olbia, ma devono anche percorrere un pezzo di strada molto trafficato e pericoloso. Le mamme comunque, nonostante la decisione della chiusura, cercano di attirare l’attenzione del Ministero, anche perché, per adesso, la Regione ha solo promesso il trasporto in elicottero, nonostante la Sardegna sia l’unica regione italiana senza elisoccorso, come ricorda una delle future mamme. Come se non bastasse, i traghetti partono solo ogni 90 minuti rendendo praticamente impossibile lo spostamento veloce delle gestanti e mettendo a rischio la vita dei bambini.

La risposta del Ministero

Il messaggio scritto sui pancioni, fortunatamente, è arrivato all’attenzione del ministro Lorenzin che ha cercato di capire come poter gestire il caso de La Maddalena. Per quanto riguarda la sanità, però, le competenze spettano esclusivamente alla Regione e quindi il ministero si aspetta al più presto almeno una comunicazione da Cagliari. Si aspetta e si spera dunque in una deroga che comunque la legge ammette e che sarebbe necessaria in questo caso, vista la gravità della situazione. Il ministero della Salute quindi dovrà prendere una decisione in breve tempo, anche se ha annunciato che si stanno già occupando della questione.