Quanto è difficile essere donna. Lavoro, figli, marito, casa; tutti impegni improrogabili. Tante donne non hanno voluto rinunciare alla loro indipendeza. Dopo la gravidanza sono tornate a lavoro, con un “fardello” in più per alcune, perché è sempre più difficile trovare le giuste motivazioni per continuare a lavorare; soprattutto se alla fine del mese si porta a casa un misero gruzzoletto che, a mala pena basta per pagare la tata.
Le mamme lavoratrici sono più felici?
Per essere una madre felice non esiste una sola ricetta. Tante donne si sentono pienamente realizzate nel loro ruolo; accudendo i figli e la casa non sentono il bisogno di uscire per ritrovare un po’ di serenità. Altre, invece, pur volendo stare a casa con i bambini sono costrette a svolgere un impiego fuori di casa; le restanti sono semplicemente felici di aver continuato la propria vita senza interruzioni. Tutte però, sono pienamente convinte che una mamma è più serena se ha un aiuto per accudire la casa e i piccoli. Indipendentemente che si lavori fuori o meno, ogni tipo di madre ha la necessità di ritagliarsi del tempo per sé stessa e se una donna è felice lo sono anche i suoi figli.
Un aiuto costoso
Succede sempre più spesso che donne con elevati titoli di studio non abbiano stipendi che superino la soglia delle ottocento euro. Non conta l’esperienza maturata negli anni di lavoro; le più fortunate godono di contratti a progetto, le altre sono quasi costrette ad aprirsi una partita IVA, con tutte le difficoltà e le spese che la burocrazia ha aggravato ulteriormente. Quindi, alla fine del mese a conti fatti, una madre guadagna quanto la sua tata e spesso arriva a chiedersi se ne valga veramente la pena. Nessuno studioso ha fino ad ora risposto a questo dubbio che tormenta molte donne. Ognuna deve fare i conti, oltre che con sé stessa, anche con la crescente crisi economica. L’ Italia è ancora un paese che non prevede una tutela chiara per le donne-madri e future mamme lavoratrici. Un mercato del lavoro che non consente di assentarsi per lungo tempo, neanche per l’amore dei figli.
