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Trasforma la sua bambina in un”oggetto sessuale” e la mette su Instagram

Trasforma la sua bambina in un”oggetto sessuale” e la mette su Instagram

Quante volte vedendo gli scatti di una bella e piccola bambina abbiamo pensato fosse una bambolina? C’è poi chi esagera e fa di sua figlia un vero e proprio oggetto da esporre e mostrare sui social network. Un continuo cambio di abiti e mille scatti fotografici della mamma hanno reso la piccola Mya Byrne, di appena un anno, un vero e proprio “oggetto sessuale”.

Tante piccole bamboline

La mamma Amy McIndewar, una ventenne scozzese che vive a Balloch, ha iniziato a pubblicare e condividere pubblicamente le foto della sua splendida bimba Mya sui social vestita con tanti abiti differenti. Seguitissima da milioni di fan, anche famosi come Khloe Kardashian, è già diventata una sorta di modello fashion. Quasi quotidianamente, la bambina è ritratta con acconciature moderne in pose molto simpatiche e postata su Instagram dalla mamma molto fiera del suo successo. Pantaloncini, gonnelline, scarpette colorate, talmente tanto diversa in ogni foto da sembrare più di una bambolina. Amy McIndewar ha ricevuto moltissime critiche, soprattutto per le foto in costume da bagno della piccola ma, si difende dichiarando che molte persone non comprendono il suo operato e che ci sono più commenti positivi che negativi nel suo profilo; ribadendo con fermezza che la figlia non è un oggetto sessuale. Prima di diventare così famosa, le spese per l’abbigliamento della piccola  si aggiravano sui 1.300 sterline al mese ma, ora sono i brand a contendersela. Infatti, marche di abiti da ogni parte del mondo mandano pacchi di vestiti da far indossare alla bambina per apparire nei suoi scatti.

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Questione di privacy e diritti dei più piccoli

In base alle recenti mode social, la dottoressa Petya Eckler della Stratchclyde University ha avviato una ricerca impostata sui link di Facebook e sull’immagine del corpo delle giovani e giovanissime donne che si trasmette attraverso questi canali. Questa ricerca ha messo in luce la questione della privacy e dei relativi limiti e dei diritti dei bambini che non hanno la possibilità di decidere se essere o no pubblicati sui profili dei propri genitori. In America, i genitori mediamente scolarizzati, per proteggere i propri bambini, anche se può sembrare un paradosso, creano un profilo dei piccoli anche se non lo usano. In questo modo è un po’ come acquistare il dominio con il loro nome e si evita che qualcuno lo crei finto con cattive intenzioni. Secondo la dottoressa Eckler non si può però sapere quale sia il comportamento migliore finché questi bimbi non cresceranno e non saranno in grado di decidere autonomamente cosa fare con la loro identità social.